San Galgano

San Galgano

San GalganoSan Galgano – a 60 Km

L’abbazia di San Galgano è un’abbazia cistercense.
Il sito è costituito dall’eremo (detto “Rotonda di Montesiepi”) e dalla grande abbazia, ora completamente in rovina e
ridotta alle sole mura.
Di san Galgano, titolare del luogo che si festeggia il 3 dicembre, si sa che morì nel 1181 e che, convertitosi dopo una
giovinezza disordinata, si ritirò a vita eremitica per darsi alla penitenza, con la stessa intensità con cui si era prima
dato alla dissolutezza.

Il momento culminante della conversione, avvenne nel giorno di Natale del 1180[1], quando Galgano, giunto sul colle di
Montesiepi, infisse nel terreno la sua spada, allo scopo di trasformare l’arma in una croce; in effetti nella Rotonda c’è
un masso dalle cui fessure spuntano un’elsa e un segmento di una spada corrosa dagli anni e dalla ruggine.

Per volontà del vescovo di Volterra Ugo Saladini nel luogo della morte di San Galgano fu edificata una cappella terminata
intorno al 1185. Il vescovo a lui succeduto, Ildebrando Pannocchieschi, promosse invece la costruzione di un vero e proprio
monastero.
Sotto l’impulso di questo primitivo nucleo monastico, ai quali si erano uniti molti nobili senesi e alcuni monaci
provenienti direttamente dall’abbazia di Clairvaux[7] nel 1218 si iniziarono i lavori di costruzione dell’abbazia nella
sottostante piana della Merse.
I lavori andarono avanti speditamente, tanto che già nel 1227 sono testimoniate una chiesa superiore (Montesiepi) e una
inferiore.
Tanto che alla metà del XIII secolo l’abbazia di San Galgano era la più potente fondazione cistercense in Toscana. Essa fu
inoltre protetta e generosamente beneficiata dagli imperatori Enrico VI, Ottone IV[ e dallo stesso Federico II, che
confermarono sempre i privilegi concessi aggiungendone via via degli altri, ivi compreso il diritto di monetazione. Il papa
Innocenzo III esentò l’abbazia dalla decima.
Nel 1262 i lavori erano quasi completati e nel 1288 venne consacrata[8]. La grande ricchezza dell’abbazia portò i suoi
monaci ad assumere una notevole importanza economica e culturale tanto da spingere la Repubblica di Siena a stringere
stretti legami con la comunità.
Nel XIV secolo la situazione iniziò a peggiorare: prima la carestia del 1328 poi la peste del 1348, che vide i monaci
duramente colpiti dal morbo, portò all’arresto dello sviluppo del cenobio.
Tali vicende portarono ad una profonda crisi nella comunità monastica, tanto che alla fine del secolo essa si era ridotta
a sole otto persone.
La crisi continuò anche nel XV secolo. Nel 1474 i monaci fecero edificare a Siena il cosiddetto Palazzo di San Galgano e vi
si trasferirono, abbandonando il monastero.
Il governo degli abati commendatari si rivelò scellerato, tanto che uno di loro, alla metà del secolo, fece rimuovere per
poi vendere la copertura in piombo del tetto della chiesa: a quel punto le strutture deperirono rapidamente.

Nel 1926 venne iniziato il restauro, senza realizzare ricostruzioni arbitrarie o integrazioni: si decise semplicemente di
consolidare quanto rimaneva del monastero.
La chiesa rispetta perfettamente i canoni della abbazie cistercensi; tali canoni erano stabiliti dalla regola di San
Bernardo e prevedevano nome precise per quanto riguarda la localizzazione, lo sviluppo planimetrico e lo schema
distributivo degli edifici.